Anelli nell'io by Douglas Hofstadter

Anelli nell'io by Douglas Hofstadter

autore:Douglas Hofstadter [Hofstadter, Douglas]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-02-26T12:00:00+00:00


Spruzzi di sostanze chimiche

Quando i primi cervelli fecero la loro comparsa, si trattava di banali dispositivi a feedback, meno sofisticati del meccanismo a galleggiante di uno sciacquone o del termostato che avete alla parete, e, proprio come questi dispositivi, facevano muovere organismi primitivi in modo selettivo in direzione di alcune cose (cibo) o via da altre (pericoli). Tuttavia, gradualmente, le pressioni evolutive fecero sì che questi cervelli operassero un vaglio dell’ambiente sempre più complesso e a molteplici livelli, tanto che alla fine (stiamo parlando qui di milioni o miliardi di anni) il repertorio delle categorie a cui erano in grado di reagire diventò così ricco che il sistema, al pari di una videocamera con un «guinzaglio» abbastanza lungo, divenne capace di «puntare all’indietro», in certa misura, su sé stesso. Questo primo, minuscolo barlume di un sé fu il germe della coscienza e del senso dell’io, ma rimane un altro grande mistero.

Per quanto complicati e sofisticati fossero divenuti, quei cervelli rimanevano pur sempre, in fondo, niente più che un insieme di cellule che si «spruzzavano sostanze chimiche» avanti e indietro l’una con l’altra (per prendere a prestito una frase di Hans Moravec, pioniere della robotica nonché scrittore provocatorio),2 un po’ come una colossale raffineria di petrolio in cui i liquidi vengano pompati ininterrottamente di qua e di là da una cisterna all’altra. Come è mai possibile che un sistema di pompaggio di liquidi sia il luogo privilegiato di una causalità verso il basso, dove i significati sembrano contare infinitamente più degli oggetti fisici e dei loro movimenti? Come possono gioia, tristezza, una passione per i quadri impressionistici e un vivace senso dell’umorismo abitare un luogo così freddo e inanimato? Tanto vale cercare un io dentro una fortezza di pietra, il serbatoio di uno sciacquone, un rotolo di carta igienica, un televisore, un termostato, un missile termoguidato, un cumulo di lattine di birra o una raffineria di petrolio.

Alcuni filosofi considerano la nostra luce interiore, il nostro io, la nostra umanità, la nostra anima un’emanazione della natura del substrato in sé – cioè della chimica organica del carbonio.3 Trovo che questo sia un albero molto singolare a cui appendere il fronzolo decorativo della coscienza. Fondamentalmente, questo è un ritornello mistico che non spiega nulla. Perché la chimica del carbonio dovrebbe avere qualche magica proprietà totalmente diversa da quelle di qualunque altra sostanza? E cosa sarebbe questa magica proprietà? E in che modo ci renderebbe esseri coscienti? Se è tutto una questione di chimica organica, perché mai solo i cervelli sono coscienti, e non per esempio le rotule o i reni? Perché le nostre cugine zanzare, la cui vita è basata sul carbonio come la nostra, non sono coscienti quanto lo siamo noi? E perché non lo sono le mucche? Organizzazione e pattern non giocano forse alcun ruolo in questi casi? Certo che sì. E se sì, perché non lo giocano per intero?

Concentrandosi sul medium piuttosto che sul messaggio, sul segno piuttosto che sul disegno, sul marmo piuttosto che sul mosaico, i filosofi che



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